Il simbolo del fascio di fulmini, arma del padre degli dei così ricorrente sui ben più noti scudi dell’alto impero, è in realtà un simbolo di origine ellenistica, in uso già dal III secolo a.C. anche in ambito romano.
Alcune monete dell’inizio del I secolo a.C. presentano una decorazione molto semplice, che potrebbe essere ricondotta forse ad una raffigurazione molto semplificata del fascio di fulmini alato. In effetti la raffigurazione ci presenta una divinità, Giunone Sospita, una delle divinità romane a cui era riconosciuta la prerogativa di scagliare fulmini: evidente il ruolo simbolico religioso dello scudo, che viene raffigurato con la forma del sacro ancile (lo scudo magico caduto dal cielo ai tempi di Numa Pompilio).
Questa raffigurazione però richiama immediatamente una delle poche raffigurazioni a colori di cui disponiamo, che presenta una decorazione simile, molto semplice e non riconducibile al fascio di folgori. Si tratta della raffigurazione di un trofeo con scudi nel mosaico a tema nilotico dell’Antro delle Sorti, grotta naturale nei pressi del foro dell’antica Praeneste, attribuibile ad artisti alessandrini che lo realizzarono sul posto alla fine del II secolo a.C. In considerazione della vicinanza cronologica è molto plausibile che si trattasse di un simbolo simile, se non lo stesso.
Il motivo comunque mostra un evidente richiamo alle ben più antiche raffigurazioni del fascio di folgori, rappresentato sui già visti trienti romano-campani di III secolo, del quale potrebbe, in definitiva, costituire la stilizzazione finale.