L’affermarsi della caliga come la scarpa per antonomasia del legionario romano avviene attraverso un processo piuttosto lungo, che potremmo ipoteticamente inquadrare tra la seconda metà del III e la fine del II secolo a.C.
La finestra temporale che vedrà la caliga monopolizzare l’ambito della calzatura militare romana parrebbe relativamente breve e circoscritta: già a cavallo tra il I e il II d.C. le Caligae cominciano ad essere rimpiazzate da stivaletti chiusi, che possono essere indicati alternativamente come “calcei militari” o “perones” .
La distinzione tra perones e calcei appare fondamentalmente legata alla manifattura: si potrebbe dire che i perones sono calcei molto rustici, o che i calcei sono perones più raffinati (cfr. Goldman 2006, “Roman Footwear”, in “The World of Roman Costume”, a cura di J. L. Sebesta e L. Bonfante).
I perones, tra la tarda repubblica e il primo secolo dell’impero, il periodo di auge della caliga, vengono collegati al mondo rustico e contadino.
Non senza una certo senso di ruvida virilità, come riporta Giovenale, che descrive gli anziani dei Vestini, dei Peligni e dei Marsi ricordare ai giovani che non vi è vergogna alcuna nell’indossare il “perone alto” quando il tempo è inclemente (Satira XIV).
Di fatto, i perones appaiono, nella letteratura di fine I secolo a.C., tanto caratteristici del mondo agreste quanto del nobile passato della Repubblica, ed effettivamente la maggior parte degli affreschi e delle raffigurazioni riconducibili al IV e al III secolo a.C. mostrano spesso, accanto ai sandali ellenistici, delle calzature chiuse, che ricorrono tanto nell’arte campana e latina quanto in quella etrusca.

Da sinistra a destra: affresco da Paestum raffigurante un guerriero lucano che sospinge un prigioniero, identificato da alcuni come Romano, IV-III secolo a.C.; perones di Res Bellica; dettaglio delle calzature di soldato romano dalla Tomba degli Scipioni, II secolo a.C.
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