La ricostruzione della quale leggerai in questo articolo ci è stata inviata dal nostro cliente Thibault e dal progetto rievocativo “Make Carthage Great Again“, che ringraziamo molto per aver messo a disposizione questo testo per essere pubblicato sul nostro blog.

Buona lettura!

“Questa ricostruzione illustra il possibile aspetto di un fante libofenicio subito prima della Seconda Guerra Punica. Non è facile farsi un’idea precisa della panoplia completa di questo tipo di truppa. I libofenici erano notoriamente reclutati tra le città vassalle di Cartagine, e formavano il nerbo dell’esercito che lasciò l’Africa per la Spagna dopo la Prima Guerra Punica e la sconfitta di Cartagine sul mare.

I libofenici sono spesso descritti come ‘lonchophoroi’ dagli autori Romani, e alcuni studiosi, ritenendoli fanti leggeri, pensano che prima di essere totalmente equipaggiati con materiale romano dopo le battaglie del Trebbia e del Trasimeno queste truppe non fosse in grado di sostenere un assalto romano, e che non indossassero nemmeno armature del tipo ‘linothorax‘.

Tuttavia, è difficile credere che truppe leggere abbiano sconfitto sul campo di battaglia le feroci tribù iberiche e celtibere con un armamento di bassa qualità e poco protettivo – anche se la conquista della Spagna fu possibile anche grazie all’aiuto di altre tribù iberiche e grazie a un uso intelligente di truppe diversificate, tra cui cavalleria leggera numida ed elefanti.

Quindi, la filosofia dietro a questa ricostruzione è che la fanteria cartaginese potrebbe essere arrivata in Spagna armata in maniera più leggera ma che abbia migliorato il suo equipaggiamento sul campo di battaglia, adottando spade forgiate localmente di qualità superlativa e migliorando le proprie protezioni, e almeno cercando di adattarsi alle costrizioni geografiche e al tipo di combattimento che avrebbero altrimenti impedito il dispiegamento di una classica fanteria pesante.

Il nostro fante è vestito con un’ampia tunica in lana color naturale, senza alcuna cintura, indossa sandali e un pendente a forma di Tanit, per evocare la protezione della divinità.

In termini di armamento, il fante è equipaggiato con una o due lance corte, e con un’impressionate e letale arma bianca corta ad antenne atrofizzate, tipo Alcacer (rinvenuta nel sud della penisola iberica e Portogallo, nella regione dell’Andalusia). Per quanto riguarda l’armamento difensivo, il fante fa uso di una spolas in cuoio (materiale forse più adeguato considerato il contesto, e offrendo un’ottima protezione), il cui design è ispirato alla linothorax di Chemtou.

Porta inoltre uno scudo di tipo thyreos (o scudo ovale a tavola piatta reintrodotto dai Celti in Italia e nel Mediterraneo), con una spina lignea e senza umbone (ottenendo uno scudo più economico e leggero), e indossa un elmo di tipo Montefortino con una calotta fortemente a bulbo (un Coarelli tipo D, tipico dell’area tra il 250 e il 190 a.C.) le cui paragnatidi sono state rimosse seguendo un uso molto comune nella penisola iberica del periodo, per ottenere il massimo della visuale periferica – essenziale per le tattiche di guerriglia e imboscata praticate in Spagna.

Tutto considerato, queste scelte ricostruttive producono l’aspetto di un ‘thyreophoros‘ non così dissimile da un hastatus romano. E infatti, questi avversari avevano un equipaggiamento molto simile, come dimostrato anche dalle evidenze archeologiche (es. Isole Egadi, riferite alla battaglie del 241 a.C.).

Per cui è plausibile immaginare che i 10.000 libofenici che marciarono verso le Alpi e l’Italia nella primavera del 218 a.C. avessero l’aspetto di questa ricostruzione.

Ringraziamo molto Res Bellica per l’elmo e Pier Paolo Siercovich per la spada tipo Alcacer.

Thibault Choquart di ‘Make Carthage Great Again.’ ”

Se vuoi anche tu una spolas o una linothorax, clicca qui e qui per saperne di più.

 

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