Qual è la spada più rappresentativa dei legionari romani repubblicani?

“Gladio ispanico!”, risponderebbero in molti. Se in parte non avrebbero torto, non è però la risposta corretta: infatti il gladio ispanico è introdotto nell’esercito romano solo a partire dalla fine del III sec. a.C. e della Seconda Guerra Punica.

Che spade hanno utilizzato allora fino a quel momento i legionari romani?

Altre due tipologie: lo xiphos di origine greca, che però ormai è utilizzato sempre più raramente, e una spada di tipo gallico, oggi nota come spada La Tène B, dal periodo di sua creazione in seno al mondo celtico (IV sec. a.C.).

Vediamo più in dettaglio perché la spada La Tène B può essere considerata a tutti gli effetti come una delle spade per antonomasia del legionario romano repubblicano – e perché se sei un rievocatore del periodo repubblicano, dovresti averne una anche tu.

Ricostruzione di un hastatus del III sec. a.C., con la spada La Tène B al fianco

Da kladiosgladius

Un primo dato interessante è senz’altro quello linguistico: infatti la parola gladius, ovvero il termine usuale per definire “spada” in latino, compare attestato per la prima volta solo nella seconda metà del III sec. a.C. (nella forma diminutiva gladiolus, da una commedia di Andronico).

Eppure, gladius non è una parola latina. Infatti il termine che in latino indicava la spada, poi passato a un uso quasi solo aulico, era ensis. La parola gladius deriva infatti dal gallico kladioskladimos, e va addirittura a prendere il sopravvento sull’originario termine autoctono.

Ciò è spiegabile solamente con l’adozione in massa della spada La Tène B da parte dei Romani (e in realtà, anche da parte di molti altri popoli della penisola italica, da nord a sud).

Come mai questa massiccia diffusione? Molto semplice: l’impatto dell’arrivo dei Celti in Italia tra V e IV sec. a.C. è devastante, e scardina totalmente il modo di fare la guerra delle popolazioni italiche fino a quel periodo, in buona parte ancora basato sulla falange oplitica.

Oltre ad adeguare il loro metodo di combattimento, Romani e altri popoli dell’Italia antica aggiornano le loro panoplie, in particolare gli scudi e le spade. Queste ultime, appunto, le La Tène B.

Il dato archeologico e iconografico

Ancora più importante del dato linguistico è senz’altro il dato archeologico e iconografico, che mostra in modo chiaro come tra IV e III sec. a.C. la spada La Tène B sia diventata l’arma bianca dominante del mondo italico e romano.

La diffusione per il IV sec. a.C. della La Tène B è ben rintracciabile in Italia settentrionale presso Veneti, Reti, Liguri.
In ambito etrusco, un esempio davvero lampante è la raffigurazione ripetuta della spada, affiancata anche a un più antico xiphos, nella Tomba dei Rilievi a Cerveteri, datata al IV sec. a.C.

Dettaglio della tomba dei rilievi. Sono ben visibili le spade di tipo gallico affiancate agli elementi italici della panoplia (schinieri anatomici ed elmo Montefortino)

Anche nel mondo sabellico (popolazioni italiche dell’Italia centrale) la spada La Tène B, con tanto di fodero metallico, si ritrova in diverse sepolture, denotando senz’altro l’adozione di un’arma straniera, piuttosto che l’insediarsi di individui gallici.

Per quanto riguarda il mondo romano, per prima cosa dobbiamo guardare alla realtà sannitica. Infatti, in santuari come quello di Pietrabbondante si ritrovano spesso numerose armi offerte come spolia hostium, ovvero in qualità di bottino di guerra consacrato.

E non è infatti un caso che la prima attestazione del toponimo “Roma” sia proprio su una spada tipo La Tène B consacrata come bottino di guerra: la spada di San Vittore, datata a cavallo tra IV e III sec. a.C., la cui iscrizione riferisce come la spada sia stata forgiata proprio a Roma.

Quale indicatore migliore della diffusione di quest’arma presso i Romani, che iniziano a fabbricarla anche per loro conto?

Disegno dalla spada di S. Vittore

In più la spada La Tène B è rappresentata con frequenza non solo su monete che, per esempio, raffigurano addirittura la dea Roma, ma anche su alcuni bronzetti raffiguranti guerrieri italici del III sec. a.C.: al fianco destro portano senz’altro una spada gallica, ben riconoscibile dal pomolo trilobato.

Oltre il III sec. a.C.

Abbiamo stabilito che la spada celtica La Tène B, adottata nel corso del IV sec. a.C., nel III sec. sia diventata a tal punto l’arma per antonomasia dei Romani (e non solo) da influenzare anche la lingua latina, facendo adottare un termine prima inesistente.

L’evidenza del dato archeologico e iconografico prova in maniera chiara questa diffusione ad ampio spettro.

Sappiamo però che alla fine del III sec. a.C. viene adottato anche il gladio ispanico, preso dalle truppe celtibere e libofenicie dell’esercito di Annibale. Con la comparsa di questa nuova arma, la spada La Tène B va a sparire?

Niente affatto. Infatti, se i Galli già nel corso del III sec. a.C. abbandonano questo tipo di arma a favore di spade più lunghe, e se anche i Romani adottano il gladio ispanico, la spada gallica La Tène B in ambito romano avrà ancora lunga vita.

L’esempio più recente e sicuro di spada di tipo La Tène B è quello presente nel deposito di Šmihel, in Slovenia, datato al primo quarto del II sec. a.C.
Accanto ai gladi ispanici, infatti, è presente anche una spada di tipo La Tène B incredibilmente simile alla più antica spada di San Vittore (sebbene abbia dimensioni un po’ più grandi): un evidente segno del suo uso prolungato nel tempo.

Spada La Tène Bun’arma da legionario

In conclusione: se ricostruisci un legionario repubblicano tra il IV e il primo IV del II sec. a.C., la spada gallica tipo La Tène B, l’arma che dà origine alla parola gladius, è la scelta senz’altro ideale per la tua panoplia.

Le nostre riproduzioni non solo hanno un fodero smontabile in tre pezzi, realizzato totalmente a mano in Italia, come i foderi originali (dai un’occhiata a questo video per saperne di più), ma tutte le nostre spade celtiche tipo La Tène B sono temprate, realizzate in Europa (la SP008RB in Italia) e battle-ready.

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