Per la nostra nuova rubrica dedicata alle ricostruzioni dei rievocatori storici, vi presentiamo oggi la ricostruzione di un triario di II sec. a.C. a cura di Alessandro di Leva, del gruppo Legio VI Ferrata, che ringraziamo per le foto e il testo che ci ha inviato.

I triarii erano i soldati romani della terza linea di battaglia in epoca repubblicana, formata principalmente da veterani con molti anni di servizio sulle spalle. Il loro compito era quello di entrare in azione se le due precedenti linee avessero ceduto. Tito Livio ci riporta l’espressione latina “res ad triarios rediit” (“ridursi ai triarii”), usata dai Romani per indicare una condizione di estrema difficoltà.

Come testimonia Polibio, l’equipaggiamento militare di un triario del II sec. a.C. non era dissimile da quello di hastati e principes, fatta eccezione per la lancia (hasta) in luogo del pilum. Da altre descrizioni che fa dei soldati romani, Polibio ci rende noto che questi indossassero elmi di bronzo decorati con penne e che portassero uno scutum, avessero il gladius hispaniensis e che i soldati più ricchi e benestanti, come potevano essere i triarii, avevano la cotta di maglia invece di un più semplice cardiophylax.

L’elmo scelto per la ricostruzione è un apulo-corinzio, conosciuto anche come elmo etrusco-corinzio. Questa tipologia rievoca un passato di opliti greci ed etruschi, dei quali il triario, armato di lancia, ancora utilizza un simile modello di combattimento, pur non avendo più il pesante aspis tondo – questo viene infatti abbandonato probabilmente dal IV sec. a.C.
Inoltre, un elmo del genere nel II sec. a.C. era probabilmente un elmo percepito come di maggior pregio ed elaborato, rispetto ad altri modelli più comuni, e nell’arte spesso è associato a figure di un rango piuttosto alto. Non è quindi improbabile che un soldato con una certa disponibilità economica, come appunto un triario, avrebbe cercato di procurarselo.

Lo scutum è decorato con la rappresentazione di un gallo. Questo animale, sacro a Minerva, era considerato un portafortuna in ambito militare, poiché annunciava l’alba e la sua voce fungeva da sveglia.

Il cingulum indossato dalla figura, infine, è decorato con placche del tipo “Numantia”, dall’omonimo sito di rinvenimento in Spagna, datate proprio al II sec. a.C.

Un ringraziamento particolare a Max Berger per la collaborazione e l’aiuto nella ricerca e nello sviluppo di questa ricostruzione.

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