Cingulum o balteus?
Come portava la spada il legionario romano?
Nel linguaggio attuale, “cingulum” definisce un cinturone per la sospensione del gladio al fianco, indossato in vita, mentre “balteus” indica una tracolla per la sospensione della spada ad una delle spalle, passando in diagonale sul busto del soldato.
Nel corso della lunga storia dell’esercito romano, il modo di portare la spada al fianco cambiò diverse volte, com’è naturale trattandosi di un periodo storico lunghissimo in cui si avvicendarono diversi modi di combattere, usi e mode.
I sistemi cinturone-cingulum e tracolla –balteus si alternarono tra loro in diverse fasi cronologiche.
Occorre quindi focalizzare l’attenzione su un periodo storico circoscritto, per poter avere un quadro sufficientemente definito.

Dettaglio della stele funeraria di Firmus, soldato della Cohors Raetorum, di stanza a Bonna (odierna Bonn), datata alla metà del I sec. d.C. Il doppio cinturone incrociato, rispettivamente per sostenere gladio e pugio, era la combinazione più diffusa nel primo secolo del periodo imperiale romano.
Leggi anche Il cingulum tra Augusto e alto impero. (2) Gli pteruges.
ll sistema di sospensione del gladio tra Augusto e alto impero
Fin dalla prima età del Ferro, in tutta la penisola Italica, l’utilizzo di un ampio cinturone in vita, ornato o meno di placche metalliche o addirittura costituito interamente da una fascia metallica, ha quasi sempre costituito uno dei principali simboli dello status di guerriero.
Questa tradizione culturale permase, senza apparente soluzione di continuità, per buona parte della tradizione militare italica antica, e anche il milite romano non fece eccezione.
Per quanto riguarda i cinturoni militari romani, il periodo più noto è probabilmente quello del primo impero (I-II sec. d.C.). Il cinturone era costituito da una cintura in cuoio abbastanza ampia dotata di placche metalliche decorate, la cui funzione era, oltre ad un evidente scopo estetico, di ostentazione e tesaurizzazione, anche quella di irrigidire il cuoio affinché non si arrotolasse sotto il peso delle armi appese. Tali placche erano presenti almeno su tutta la parte frontale del cinturone, talvolta su tutta l’estensione.
Il cinturone era inoltre spesso dotato di una specie di “grembiule” formato da strisce di cuoio, altrettanto ornate di placche e terminali metallici, pendenti verticalmente dal cinturone stesso. La funzione di questo grembiule era molto probabilmente decorativa, traendo origine da una esasperazione della parte di cintura sporgente dalla fibbia e ricadente sul davanti, come usava nei periodi precedenti. Le fibbie della cintura erano solitamente indossate nell’area dell’ombelico, a destra o a sinistra del “grembiule“.

Dettaglio della stele di Cn. Musius, aquilifero della Legio XIIII Gemina (prima metà I sec. d.C.). Si notano molto bene i terminali della cintura, sporgenti in avanti, che hanno dato origine al “grembiule” del cingulum.
Attualmente, per identificare il cinturone portaspada romano si utilizza il termine latino cingulum. Tuttavia, in origine probabilmente il suo nome non era cingulum ma balteus. Diventerà cingulum in seguito, forse nel II secolo d.C., mentre balteus passerà ad identificare la tracolla di sospensione della spada, passante dalla spalla destra all’anca sinistra, introducendo così un nuovo uso nell’abito militare – uso che, tuttavia, non sostituì del tutto il precedente ma vi si affiancò: troviamo diffuse testimonianze iconografiche di spade appese alla cintura e non a tracolla fino e oltre il III sec. d.C.
Nel periodo alto imperiale era addirittura comune utilizzare due cinturoni. Tale uso era probabilmente legato all’introduzione del pugio nella panoplia romana. Quest’arma corta da fianco venne adottata durante le guerre ispaniche nel II a.C., imitandone l’uso e il modo di portarla dei guerrieri iberici. Inizialmente veniva portato sull’unico cinturone appeso orizzontalmente e in posizione centrale, alla moda ispanica; in tal modo, un unico sistema sosteneva sia il gladio – a destra per i legionari, a sinistra per i centurioni –, sia il pugio.
Ne testimonia tale uso la stele di Minucius Lorarius, centurione della Legio Martia Tertia, databile alla metà del I secolo a.C., la cui stele funeraria è conservata al Museo Archeologico di Padova.

Dettaglio dalla stele del centurione Minucius Lorarius (ca. 42 a.C.). Si notano bene il cinturone unico e il pugio appeso orizzontalmente in posizione centrale, alla maniera ispanica.
In seguito, a partire probabilmente dal I sec. d.C. stando alle testimonianze a noi note, venne utilizzato un apposito cinturone per la sospensione del pugio, forse per bilanciare meglio il peso sulle anche o forse per semplice ostentazione.
Numerose rappresentazioni scultoree ci mostrano questa coppia di cinturoni indossati con una certa inclinazione, ad incrociarsi sul davanti e pendendo sul lato in cui sostenevano la rispettiva arma.

I due cingula e il “grembiule” frontale: il modo più usuale di portare spada e pugio nel I sec. d.C. La nostra proposta ricostruttiva è fortemente ispirata dalla stele funeraria di Firmus della Cohors Raetorum – notare come, al contrario della stele di Firmus, abbiamo preferito porre le fibbie a sinistra del “grembiule” e non a destra.
Talvolta venivano invece indossati paralleli, uno un po’ più in alto dell’altro.

Dettaglio della stele funeraria di Largennius, soldato della Legio II (prima metà I sec. d.C.). Si notino i due cingula indossati paralleli.
Trattandosi principalmente di un fenomeno di moda, si possono intuire delle tendenze, ma non delle regole fisse. Il gusto personale, inoltre, era probabilmente il principale fattore che ne determinava aspetto e utilizzo.
Entrambi i cingula per il gladio e per il pugio vengono spesso rappresentati a sé stanti, particolarmente nella scultura funeraria. Da tali rappresentazioni, è possibile dedurre che il gladio venisse fissato in modo permanente al cinturone, mentre il pugio utilizzava delle cinghie di cuoio per collegare il fodero a dei bottini fissati tramite cerniere alle placche del relativo cinturone.
Il sistema cingulum-gladius, insomma, veniva evidentemente considerato un’unità indissolubile: disarmarsi significava svestire sia il gladio che il cinturone.
Il pugio, sulla base dei ritrovamenti archeologici, sembra aver avuto particolare diffusione sul limes germanico-danubiano, in Britannia e in Hispania, mentre non appare nelle restanti province. Da Ercolano sono noti i resti di un militare dotato di doppio cinturone, con gladio e pugnale. Questo però riproduce in miniatura le forme del gladio, non mostrando nessuna parentela col pugio di origine ispanica. È quindi probabile che esistessero altre tipologie meno attestate archeologicamente: l’esemplare da Ercolano ha sia impugnatura sia fodero in materiale deperibile, anziché in metallo come le tipologie ispaniche; ma è anche possibile che l’utilizzo dell’arma corta, e del relativo cingulum, non fosse di uso universale tra le legioni romane.

La nostra riproduzione del pugio di Ercolano. Si noti come non assomigli per nulla al “classico” pugio come siamo abituati a immaginarlo, ma come nelle formi ricordi molto un gladio.
Bibliografia.
Fabrizio Casprini, Marco Saliola , “Pugio Gladius Brevis Est: History and Technology of the Roman Battle Dagger”, 2012.
Stefanie Hoss, “A Theoretical Approach To Roman Military Belts”, 2010
Stefanie Hoss, “The Roman Military Belt”, in “Wearing the Cloak: Dressing the Soldier in Roman Times”, 2012
Stefanie Hoss “Cingulum Militare : Studien zum römischen Soldatengürtel des 1. bis 3. Jh. n. Chr.”, 2014
Leggi anche Il cingulum tra Augusto e alto impero. (2) Gli pteruges.
Le riproduzioni utilizzate per la nostra ricostruzione (clicca sui nomi per visualizzare):
Cingulum “Lupa”
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