Il brocchiere, ovvero uno scudo “in miniatura” a impugnatura centrale, è un’arma difensiva molto comune della scherma basso medievale e rinascimentale.

Tuttavia, abbiamo delle testimonianze dell’utilizzo di scudi simili a brocchieri in un periodo molto più antico: il VII sec. a.C., nell’ambito della cultura villanoviana (il primo stadio della civiltà etrusca).

Come erano realizzati questi “brocchieri”? Come e perché erano utilizzati?

I reperti

I reperti di piccoli scudi in ambito villanoviano-etrusco sono piuttosto rari, e sembrano restare circoscritti all’Etruria Padana (un’area che comprende l’Emilia-Romagna e parti di Lombardia e Veneto).

Conosciamo attualmente solo tre esemplari, due dalle tombe 70 e 340 della necropoli Benacci (Bologna), e uno dalla 89 della necropoli di Verucchio (Rimini), databili al periodo orientalizzante. Tutti e tre i reperti sono costituiti in lamina bronzea lavorata a sbalzo, e almeno lo scudo della tomba 70 era stato inizialmente considerato come un umbone di uno scudo più grande in materiale organico, visti i resti di legno ancora presenti al momento del rinvenimento. Tuttavia, il bordo ripiegato non lascia dubbi sul suo utilizzo come scudo vero e proprio.

Da sinistra a destra: scudo dalla tomba 70 della necropoli Benacci; scudo della tomba 340, necropoli Benacci; scudo dalla tomba 89, necropoli di Verucchio. (non in scala)

I tre brocchieri, oltre a condividere dimensioni molto simili tra loro (rispettivamente 25 cm, 28 cm e 24 cm di diametro), mostrano similitudini anche per quanto concerne il repertorio decorativo, anche se con differenze non indifferenti tra i due scudi bolognesi e quello di Verucchio – lasciando anche intendere differenti influenze a seconda delle regioni di produzione dei pezzi.

Pur mostrando elementi in comune con altri oggetti decorati del periodo orientalizzante, i due scudi bolognesi mostrano per esempio rimandi e analogie proprio con altri pezzi dalla stessa zona, come la Stele delle Spade dalla necropoli di Marano di Castenaso, sulla quale è rappresentato lo stesso simbolo di “ruota a raggi”, quasi certamente simboli solari come lo sono probabilmente le decorazioni a dischi concentrici dello scudo di Verucchio. 

La Stele delle Spade

Uso bellico, duellistico o rituale?

La rarità e particolarità di questi piccoli scudi impone una domanda relativamente al loro utilizzo. 

Considerando l’utilizzo dei brocchieri nel periodo medievale e rinascimentale, un uso bellico o almeno duellistico può essere plausibile? 
In prima istanza non si potrebbe escludere, considerando sia l’effettiva funzionalità dello scudo in sola lamina metallica (se vuoi saperne di più, leggi questo nostro articolo), sia il fatto che lo scudo di Verucchio era stato deposto insieme ad altre armi, tra cui proprio uno scudo metallico di grandi dimensioni. 
Inoltre, uno scudo piccolo come questi sicuramente ben si adatta a un tipo di combattimento individuale, veloce e dinamico, sul modello “eroico”, quale era il combattimento favorito dalle élite etrusco-villanoviane dell’VIII e VII sec. a.C.

Guerrieri villanoviano-etruschi impegnati in duello, con le nostre riproduzioni di brocchieri. Per saperne di più, clicca qui e guarda il video.

Tuttavia, dobbiamo anche notare come i due scudi bolognesi siano stati deposti in tombe, per quanto senza dubbio maschili, nelle quali armamenti tanto difensivi quanto offensivi sono assenti (se si escludono i resti di una scure ad alette e quanto resta di quella che forse è una piastra pettorale, tuttavia forse non a uso bellico). 

Per decifrare la destinazione d’uso dei piccoli scudi villanoviani, ci vengono incontro due rappresentazioni di guerrieri armati più o meno coevi: il coperchio del cinerario bronzeo della necropoli Olmo Bello di Bisenzio (Viterbo), nell’ambito della cultura villanoviana, e la più tarda decorazione della klìne di Hochdorf (Germania), dalla cultura di Hallstatt.
In entrambi i casi, sono rappresentati proprio degli scudi di piccole dimensioni, per quanto solo i guerrieri del cinerario di Bisenzio li impugnano effettivamente.

Ciò che unisce le due rappresentazioni è l’azione nella quale sono impegnati i guerrieri rappresentati: non un combattimento, ma quella che è evidentemente una danza armata – tra l’altro probabilmente rappresentata anche sulla già menzionata Stele delle Spade.
La danza armata, di fortissimo valore rituale e sociale (come del resto la danza in generale nel mondo antico), si praticava in molteplici occasioni di tipo rituale, legate a riti di fertilità, di iniziazione, funerari e bellici. La danza armata travalicava quindi la semplice rappresentazione di un atto bellico, ma era piuttosto intimamente e direttamente legata alle pratiche religiose.

Essendo quindi connessi quasi certamente all’ambito delle danze armate, l’uso precipuo dei “brocchieri” etrusco-villanoviani deve essere ricondotto quasi sicuramente al mondo della religiosità e della ritualità.

Figurine di armati sul coperchio del cinerario bronzeo della necropoli Olmo Bello di Bisenzio.

Le nostre riproduzioni

Le riproduzioni dei nostri due “brocchieri” villanoviani, per quanto concerne le dimensioni e l’apparato decorativo, sono basate sue due piccoli scudi della necropoli Benacci, pur non essendone copie esatte. I due scudi sono stati realizzati in occasione di un progetto di ricerca integrata sui riti guerrieri della cultura villanoviana, condotto da Lara Comis e Corrado Re, e sono stati utilizzati nel documentario “L’alba degli Etruschi”.

Il materiale utilizzato è lamiera d’ottone di spessore 0,8 mm, anziché bronzo: le lamiere di bronzo attualmente disponibili sono realizzate con leghe dalle caratteristiche fondamentalmente diverse da quelle antiche e presentano una lavorabilità altrettanto diversa, che renderebbe impossibile realizzare le decorazioni presenti sugli originali (per saperne di più, leggi il nostro articolo sulla realizzazione di uno scudo villanoviano cliccando qui, e il nostro articolo sulle differenze tra bronzo moderno e antico qui).

Per quanto concerne le dimensioni, abbiamo optato per la realizzazione di due scudi entrambi da 28 cm di diametro, quindi con particolare riferimento allo scudo della tomba 340.
Lo scudo ripreso da quello della tomba 70 è inoltre dotato di una parte interna in legno, in riferimento al reperto originale che ancora presentava tracce di questo materiale. Visto però che una struttura centrale in materiale organico non è costantemente presente o rintracciabile negli scudi del periodo, compresi quelli di grandi dimensioni, abbiamo optato per lasciare uno dei due scudi senza tale struttura.

Se vuoi saperne di più sui nostri due scudi, clicca sulle immagini qui sotto.

La nostra riproduzione di scudo ripresa dallo scudo della tomba 70 della necropoli Benacci

 

La nostra riproduzione di scudo ripresa dallo scudo della tomba 340 della necropoli Benacci

Per approfondire:

Comis L., Re C., Riti guerrieri nel contesto funerario della cultura villanoviana/orientalizzante. Una ricerca integrata

Morigi Govi C., Tovoli S., Mazzeo R., Due piccoli scudi di bronzo e il problema dell’armamento nella società villanoviana bolognese

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