Lo scutum da Dura Europos

La realizzazione su commissione di uno scudo romano rettangolare  e convesso (uno scutum) di III secolo d.C., basato sul famoso reperto da Dura Europos, ci ha dato modo di fare alcune interessanti  considerazioni sulla sua decorazione. 

Gli scudi di Dura Europos, sia quello  rettangolare trattato qui sia altri di forma ovale, presentano una decorazione molto articolata e complessa, di gusto apparentemente un po’ eccessivo ai nostri occhi moderni. Questo può sembrare poco appropriato per uno strumento d’uso comune in combattimento.

Quando abbiamo affrontato però il tema di come riprodurre la complessa decorazione, ci siamo accorti che non era, in fondo, così strano.

La nostra concezione di riproduzione implica il tentativo di comprendere ed imitare il più fedelmente possibile il modo in cui tali oggetti venivano realizzati anticamente, pur nei limiti imposti dal fatto che ci occupiamo di riproduzioni destinate alla rievocazione storica e non a progetti di archeologia sperimentale. 

Così, nel realizzare tali decorazioni, non abbiamo cercato una riproduzione graficamente esatta e pedissequa del reperto, ma abbiamo cercato invece di capire e riprodurre il sistema con cui tali decorazioni potevano essere applicate, in  modo da replicarne l’effetto complessivo.

Indicati con segni leggeri a matita o gesso le campiture e gli spazi entro cui circoscrivere le decorazioni, o tracciata una guida a gesso per le più articolate, si  è proceduto all’esecuzione delle decorazioni geometriche e floreali della parte circoscritta all’umbone, a mano libera.

La preparazione delle campiture per la successiva lavorazione

Dettagli dello scudo originale e della nostra riproduzione a confronto

Infatti dall’analisi delle immagini disponibili dell’originale, è possibile notare la presenza di diverse difformità nell’esecuzione delle decorazioni a onde o a spirale.

Anche le asimmetrie nelle svastiche, l’esecuzione dei torciglioni nelle cornicette, evidenziano un’esecuzione a mano libera e talvolta piuttosto corsiva. Come d’altronde era lecito aspettarsi: la decorazione degli scudi doveva assolvere una funzione estetica a medie distanze, ma era pur sempre applicata ad un oggetto facilmente deperibile, la cui velocità di esecuzione ed economicità di realizzazione erano comunque una caratteristica importante. 

Riproducendo invece le figure che decorano le parti superiori e inferiori dello scudo, ovvero l’aquila gioviana circondata da due Vittorie alate  e il leone, si è potuto ipotizzare che nella realizzaione di queste figure la prima fase fosse una campitura nera di fondo, a delineare la figura a cui succedevano le parti “in luce” campite in giallo  ocra, movimentate da sommarie pennellate in ocra scuro-marrone, ed infine sottili tratti in bianco andavano a definire contorni e particolari.

Il leone dello scudo di Dura Europos e la nostra riproduzione, usando le probabile stesse tecniche pittorie

 

Il leone dello scudo di Dura Europos e la nostra riproduzione, usando le probabile stesse tecniche pittorie

Molto probabilmente tutta l’esecuzione avveniva “a fresco”, cioè senza aspettare che lo strato precedente fosse completamente asciutto, dando la possibilità di mescolare e parzialmente sfumare i colori.

La nostra riproduzione dello scudo di Dura Europos. Unica modifica rispetto all’originale, il bordo metallico piuttosto che in pelle (leggi più in basso per saperne di più).

La nostra ipotesi ricostruttiva di uno scudo del III sec.

Nell’occasione abbiamo deciso di realizzare un secondo scudo “tipo Dura Europos”: in questo caso “tipo”, in quanto non abbiamo riprodotto esattamente la decorazione del reperto originale.

La decorazione dell’area che circonda l’umbone è stata eseguita pressoché nello stesso modo: è da considerarsi sicuramente un modello decorativo molto utilizzato; infatti parte dei motivi riprendono motivi molto antichi, risalenti all’epoca classica greca.
Ad esempio il motivo a “S” e pallini susseguenti richiama molto da vicino un motivo “a torciglioni” già utilizzato per decorare gli scudi oplitici e noto anche in architettura, i motivi a spirali più esterne all’apparato decorativo che contorna l’umbone, non sembrano altro che un’evoluzione dell’onnipresente e sempiterno motivo ad onde. Gli stessi motivi, o molto simili, vengono  utilizzati anche su due degli scudi ovali di Dura Europos, abbiamo quindi potuto ritenere verosimile che anche altri scudi dello stesso periodo mostrassero decorazioni molto simili.

Le figure invece che campiscono lo scudo nelle parti alta e bassa sono diverse: in alto Marte (in base al quale abbiamo deciso di chiamare il nostro esemplare “scudo di Marte”) e una vittoria alata in piedi attorniano l’aquila gioviana al posto delle due vittorie in volo; in basso, la lupa che allatta i gemelli.

Decorazione della parte superiore nostro scudo “tipo Dura Europos”

 

Dettagli della decorazione della parte superiore (Marte e una vittoria alata)

 

Dettaglio della decorazione della parte inferiore dello scudo (Lupa con i gemelli)

Le figure sono tratte da decorazioni di placche di armature del III secolo, nelle quali sono motivi molto ricorrenti, e nelle quali si ritrova esattamente anche il motivo dell’aquila attorniata da vittorie in volo presentato dallo scudo di Dura Europos. Questo significa che tutte queste figure appartenevano ad un repertorio comune alle decorazioni di armi ed armature del periodo,  spesso vi appare anche il motivo a torciglioni. E’ lecito quindi ritenere verosimile che fossero motivi utilizzabili anche per decorare gli scudi.

Due placche da armatura del III sec. che hanno fornito l’ispirazione per la decorazione del nostro “scudo di Marte” (fonte “Decorated Roman Armour”, di R. D’Amato e A. Negin)

Nella decorazione di questo secondo scudo si è potuto notare come la riproduzione dei motivi decorativi geometrici abbia beneficiato talmente dall’esperienza della decorazione del primo scudo, da limitare incisivamente il tempo necessario all’esecuzione. 

Immaginiamo quindi che fosse possibile decorare in tempi molto limitati, e quindi molto economicamente, un numero importante di scudi, secondo motivi ripetitivi e arcinoti, da parte di chi avesse manualità ed esperienza derivata dalla consuetudine a questa operazione.

Anche l’esecuzione delle figure animali e umane hanno confermato l’estrema semplicità e velocità nel  decorare in questo modo uno scudo da parte di chi abbia acquisito una sufficiente pratica nell’esecuzione a mano libera.

Il risultato finale della nostra sperimentazione. Lo “scudo di Marte” è in vendita: se vuoi saperne di più, clicca qui.

In definitiva si potrebbe concludere che era un’operazione ampiamente giustificabile per rendere gli scudi dei legionari romani all’altezza delle aspettative dell’epoca, anche se si trattava di oggetti in genere destinati ad una vita breve (o talvolta molto breve).

I nostri scudi, a differenza del reperto, presentano un bordo protettivo in ottone, anziché in cuoio: secondo Hilary & John Travis in Roman Shields, i bordi in metallo, probabilmente per motivi climatici, erano più diffusi nella parte occidentale dell’impero, mentre le bordature in cuoio erano più diffuse nella parte orientale.

Il nostro “scudo di Marte” è in vendita: se vuoi saperne di più e vuoi dotarti di uno scudo romano del III sec. d.C. altamente fedele rispetto agli originali, clicca qui.

 

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