Riprodurre il bronzo antico, è tutt’altro che banale, nonostante lo possa sembrare. Il bronzo è una lega composta principalmente da rame e stagno, dove il rame costituisce la parte preponderante. La percentuale di stagno, nei bronzi antichi come in molte leghe moderne, varia generalmente tra il 6 el’8%, ma poteva essere, anticamente, sia maggiore (fino al 12%) che minore. I bronzi moderni sono molto più variabili , con leghe fino al 30% di stagno o con alluminio al posto dello stagno. Oltre allo stagno il bronzo antico può contenere, in quantità minori, piombo, inserito volutamente in conseguenza della proprietà del piombo di rendere più fluida la colata del metallo fuso; e, in quantità minime originate dai minerali da cui sono stati estratti i metalli principali, argento, oro, ferro, arsenico e altri minerali in tracce.
Ad ogni specifica composizione della lega corrispondono differenti proprietà meccaniche e diverso aspetto del metallo lucido: il colore del bronzo varia da un grigio chiaro per le percentuali di stagno molto elevate fino ad un colore rossastro molto simile al rame per le percentuali più basse di stagno, passando per varie tonalità giallo-dorate.
Anche i metalli presenti in piccole percentuali possono influire sia sulle proprietà meccaniche (come abbiamo già visto per il piombo) sia sull’aspetto cromatico.
Quando si tratta di ricostruire oggetti antichi, quindi, la lega corretta sarebbe molto importante per rendere l’aspetto della riproduzione simile all’originale. Ma qui vengono le difficoltà: prima di tutto le analisi metallografiche sui reperti, indispensabili per sapere quale tipo di lega impiegare, sono decisamente di difficile disponibilità: non vengono sempre eseguite (cosa d’altronde impossibile considerando l’enorme quantità di manufatti storici o preistorici in lega di rame conservati), quelle eseguite non sempre sono di facile accessibilità essendo principalmente destinate agli studiosi del settore.
Quando fortunatamente sia nota la lega del manufatto da riprodurre, se si tratta di un oggetto realizzato per fusione, è relativamente facile ottenere una lega molto simile all’originale (molto simile perchè il controllo delle impurità e dei processi chimico-fisici che avvengono durante la fusione non è assoluto), molto diverso se invece si tratta di riprodurre manufatti in lastra metallica o lamiera.
Il processo di laminazione del metallo è infatti un processo molto impegnativo in termini di lavoro ( = energia) necessario e attualmente viene svolto esclusivamente a livello industriale: la realizzazione artigianale di lamine in lega rame, partendo da colate di fusione, comporterebbe quantità di lavoro e attrezzature economicamente proibitive.
In questo caso è quindi necessario utilizzare come materia “prima” un semilavorato disponibile sul mercato: lastre e lamiere prodotte per usi vari, ma sicuramente diversi dalla riproduzione di oggetti antichi.
Al momento le leghe di rame disponibili in lastre sono:
. Ottone “similoro”, cioè ottone 85% Cu/15% Zn in lamiera, denominato “commercial bronze” nel mercato anglosassone, dove è disponibile anche la lega 90% Cu/10% Zn, che non ci è ancora stato possibile reperire sul mercato italiano. Disponibile in dimensioni utili per armature e accessori, non disponibile in dimensioni adatte a rivestire scudi oplitici, ad esempio (1 nella foto)
. Bronzo “giallo” 92% Cu/8% Sn in lamiera: lega simile al bronzo antico, disponibile in piccoli formati, come ad esempio accessori per scudi oplitici o accessori per armature. Prodotto negli USA e reperibile soltanto nel mercato americano (2 nella foto).
. Bronzo fosforoso CUSN6 in lamiera. Si tratta di una lega di rame contenente il 6% di stagno (variabile tra 5,5 e 7 %) e una percentuale di fosforo variabile tra 0.01 – 0.4 %, più tracce di Fe (<0,1%), Pb (<0,02%), Ni e Zn (<0,2%), il resto è Cu. Disponibile sul mercato italiano e internazionale in limitate combinazioni di spessori e dimensioni, rende possibile realizzare elmi e accessori, non è disponibile per armi e armature di grandi dimensioni come corazze e scudi oplitici (3 nella foto).
. Ottone commerciale in lamiera: lega di rame con zinco, contiene un’elevata percentuale di questo, tipicamente 63% Cu / 37% Zn (4 nella foto)
. Bronzo fuso, varie leghe. Nel bronzo fuso artigianalmente la lega può avere un controllo preciso se si utilizzano lingotti commerciali destinati alla fusione (ad esempio 6,7 e 8 in foto , lega 88% Cu/ 12% Sn ) o leggermente più variabile se riutilizzando materiali di fusioni precedenti o componendo la lega direttamente da metalli puri
Quindi quale materiale utilizzare per le riproduzioni?
In alcuni casi la scelta è obbligata dai formati commerciali disponibili (la combinazione tra spessore e dimensioni lineari della lastra): ad esempio per la realizzazione dei bordi metallici dei nostri scudi tipo aspis siamo al momento costretti ad utilizzare ottone commerciale a causa delle dimensioni. Per altre realizzazioni la scelta si ampia un po’, ma entrano in gioco anche le caratteristiche meccaniche: ogni lega ha caratteristiche proprie che influiscono sulla lavorabilità.
È inoltre da tenere in conto anche l’aspetto estetico: che cosa “assomiglia” di più al bronzo antico?
Usiamo “assomiglia” perché è evidente che il concetto di verosimiglianza è la base della ricostruzione storica (essendo utopica la riproduzione esatta del reperto) e la somiglianza è quindi il massimo a cui si può tendere. Anche in questo caso le varianti di cui tenere conto sono tante. Innanzitutto, come già accennato, c’è una discreta variabilità nella composizione delle leghe antiche.
Uno studio sul colore delle varie leghe di bronzo è stato effettuato sperimentalmente, anche se basato sul bronzo di suppellettili e sfortunatamente non riguardante armature, ma è comunque utile come approfondimento: https://exarc.net/issue-2017-2/ea/colour-palette-antique-bronzes-experimental-archaeology-project
Naturalmente sarebbe utile uno studio simile sulla base delle analisi metallografiche di armature e armi in bronzo: speriamo di potervi proporre sviluppi in futuro.
Questo approccio è da considerarsi fondamentale, infatti, dato che basarsi sul colore (apparente) dei reperti, oltre ad essere enormemente limitato dal fatto che la quasi totalità di essi è ricoperto dalla ben nota patina verdastra formata da carbonati basici di rame, può anche essere fuorviante.
L’ossidazione del rame che compone la maggior parte della lega è infatti inevitabilmente presente su qualunque superficie non protetta. Il che significa che anche i reperti che non presentano la patina verde di carbonati, sicuramente presenta un’ossidazione superficiale, che avviene alla semplice esposizione all’aria e produce ossido di rame (I) o ossido di rame (II), il primo di colore rossastro, il secondo di colore bruno scuro/nero.
Quindi anche nel caso di reperti che fortunatamente non abbiano sviluppato la patina di carbonati, occorre tener conto che non sarà esattamente il colore dell’oggetto mentre in uso, lucidato e manutenuto regolarmente.
Quindi come concludere la scelta del materiale? da una parte è evidente da alcuni reperti che il bronzo utilizzato in quei casi ha un colore molto più giallo-dorato rispetto alla maggior parte dei bronzi attualmente in uso per riprodurre elmi e armature, dall’altra l’ottone, la lega dal colore più giallo, se nella lega più usuale tende sì ad essere molto giallo-dorata, presenta però un viraggio al verde (o giallo limone) che la rende nettamente distinguibile dal giallo del bronzo.
Si aprirebbe qui inoltre il tema dell’effettivo utilizzo della lega rame-zinco in antico, ma questo è un altro argomento e ne riparleremo in futuro.
Una conclusione definitiva sull’argomento è alquanto difficile e probabilmente nemmeno appropriato: si ritorna al concetto di verosimiglianza che è il concetto al quale la ricostruzione storica può e deve tendere, diverso dalla riproduzione esatta (o “filologica” come impropriamente è d’uso comune) del reperto. Probabilmente più o meno tutti questi materiali sono sufficientemente verosimili per una buona ricostruzione storica, ma qui interviene senz’altro anche il giudizio ed il gusto personale, come è normale che sia.
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