Nel corso della Storia, ostentare ricchezza e un bell’aspetto è sempre stato uno dei mezzi utilizzati dall’umanità per mostrare materialmente il proprio status e il proprio potere.
A questo comportamento non sfugge nemmeno il mondo militare, particolarmente per quanto concerne il mondo antico, e ancor più in particolare quello romano. Se gli eserciti contemporanei hanno spesso delle tenute operative efficienti ma poco appariscenti, quasi totalmente sviluppate ai soli utilizzi pratici, nell’antichità i guerrieri e i soldati hanno utilizzato i mezzi più diversi per rendersi di aspetto vistoso e temibile sul campo di battaglia (creste, decorazioni, abiti di determinati colori, etc.).
Nel mondo romano, uno dei mezzi più immediati per mostrarsi temibili al nemico era quello di indossare il proprio equipaggiamento il più possibile tirato a lucido – una pratica che, del resto, non è assente anche in altre culture antiche: basti pensare a come i Romani di Crasso, a Carre, rimasero sbigottiti alla vista improvvisa delle luccicanti armature dei catafratti di Surena.
Non solo l’equipaggiamento lucidato e splendente costituiva un deterrente psicologico nei confronti del nemico, ma era anche un modo per il soldato di mostrare la sua marzialità ed efficienza.
Per esempio, così scrive Onasandro, nel suo Strategikós:
|
La necessità dello splendore, e quindi della pulizia, di armi e armature è ribadita più di una volta qualche secolo dopo anche da Vegezio:
|
Il concetto è chiarito in modo esplicito anche nello Strategikon dell’imperatore Maurizio Tiberio (VI sec.), il quale non solo parla della necessità di coprire le armature con mantelli o simili, durante le ricognizioni, poiché potenzialmente visibili da lontano per via della loro lucentezza, ma anche della falsa credenza, apparentemente diffusa all’epoca almeno a livello popolare, che un esercito meno “lucente” fosse anche più vittorioso:
|

Ph. Konomi/Viaromana
Le fonti antiche non si limitano poi a trattare il tema della pulizia e lucentezza dell’armamento dei soldati romani. Anche prescindendo dai resti archeologici di pezzi di armamento decorati e impreziositi da metalli pregiati (rientrano in questa categoria non pochi elmi “da truppa”), le fonti antiche ci illuminano anche sul fatto che i soldati Romani non si facessero nessun problema a scendere in battaglia con equipaggiamenti decorati, e il fatto che curassero molto la componente estetica del loro armamento.
Per esempio, così Svetonio, parlando di Cesare:
|
Sulla forte valenza della componente estetica dell’equipaggiamento militare, il testo forse più chiaro a riguardo resta questo famoso passo, proveniente di nuovo dallo Strategikon di Maurizio che, a più cinquecento anni di distanza, è ancora in linea con le parole di Onasandro:
|
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!